In una gremita Sala Colonne del Teatro Carignano si è svolta la conferenza stampa di presentazione di Teatro d’ogni passione/ progetto internazionale, un ciclo di spettacoli, seminari, laboratori, iniziative editoriali realizzato dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino con il sostegno di Allianz e Goethe-Institut Turin e in collaborazione con Università degli Studi di Torino, Dams, Museo Nazionale del Cinema, Circolo dei Lettori e Aiace.
In apertura Evelina Christillin, Presidente del Teatro Stabile, ha introdotto gli appuntamenti ricordando il riuscito precedente di Teatro di Guerra, ciclo di lezioni curate da Giovanni De Luna. Il Progetto Internazionale è una nuova importante occasione per gli studenti di misurarsi con tematiche legate alla contemporaneità e alla cultura europea, in particolare a quella tedesca. Per la prima volta a fianco dello Stabile c’è Allianz, che sostiene l’iniziativa: presente all’incontro, il presidente Carlo Salvatori ha ricordato che raggiungere gli obiettivi societari non deve essere disgiunto dal sostenere la società civile. E per questa ragione realizzare prodotti di qualità che diano un risultato economico positivo devono avvenire nel rispetto delle attese a tutti i livelli della società. Teatro d’ogni passione non solo è un progetto bello, ma veicola tematiche di grande respiro, che coinvolgono numerosi soggetti istituzionali.
Gianmaria Ajani, rettore dell’Università degli Studi di Torino, ha sottolineato come l’ateneo si sia aperto ad aziende e a istituzioni culturali del territorio, nel solco del progetto Torino città universitaria promosso dal sindaco Piero Fassino. La sinergia con il Teatro Stabile di Torino è potenziata anche dall’internazionalità della manifestazione, un DNA condiviso dalle due importanti realtà.
Jessica Kraatz Magri, direttrice del Goethe-Institut, ha manifestato grande soddisfazione per un’iniziativa che inaugura l’anno delle celebrazioni del sessantesimo anniversario dell’istituto di cultura tedesco, il secondo ad essere stato inaugurato nel mondo nel 1951. Il radicamento del Goethe si manifesta anche nella sinergia che lo lega a Stabile, Museo del Cinema, Università degli Studi, in un’ottica di condivisione virtuosa di obiettivi culturali.
Nel suo intervento, il direttore del TST Mario Martone ha sottolineato come al centro del progetto si collochi la nuova produzione dello Stabile torinese: Quartett, di Heiner Müller, interpretato da Valter Malosti e Laura Marinoni e diretto dallo stessi Malosti, autentica “colonna” dello Stabile, capace di vincere scommesse ardue come la messinscena di questo testo. Ma non è solo Müller il cuore del progetto: è la Germania a parlare diverse lingue attraverso i quattro spettacoli della rassegna (Quartett, Woyzeck, Le lacrime amare di Petra von Kant e Mack is coming Back), diversi modi di celebrare il cuore dell’Europa affidandosi al teatro. E in questa direzione Torino si fa sponda e tessuto connettivo per la capacità di organizzare e rendere fluido questo transito.
Antonella Parigi, direttrice del Circolo dei Lettori, ha inoltre ricordato che questa stagione teatrale ospita un’altra iniziativa che coinvolge le due istituzioni, A voce alta, reading e incontri tra big della letteratura e interpreti d’eccezione. Il saluto del Museo del Cinema è arrivato attraverso le parole di Alessio Boni, che ospiterà una grande rassegna dedicata a Rainer Werner Fassbinder, una multidisciplinarietà imprescindibile da grande artista tedesco, artefice di un dialogo tra cinema e teatro fittissimo.
Infine Laura Marinoni, interprete di Quartett, ha sottolineato la difficoltà del testo di Müller: cattiveria, perfidia, sadismo sono i tratti distintivi di personaggi a cui bisogna dare un corpo, una voce, per traghettarli in teatro. E ancora di coraggio parla Malosti, in chiusura, sottolineando come testi come questo trovino estrema difficoltà nell’essere proposti, ma che ci sia un implicito obbligo da parte degli artisti di metterli in scena, per la pluralità di voci e segni che li animano e per la loro ricchezza di livelli di interpretazione, che ne fanno autentici capolavori della contemporaneità.