Da un’indagine “di quartiere” sulla figura di Ulisse, sul concetto di resilienza e l’idea di viaggio, il monologo di Fabrizio Stasia con l’Odissea rivissuta dal punto di vista di Telemaco.

Infanzia difficile quella di Telemaco, rimasto a casa a fare i conti con l’eredità di un padre ingombrante ed assente. L’Odissea riletta non dalla parte dell’eroe ma di quella di suo figlio: è il cambio di prospettiva offerto dal testo di Giulia Bavelloni e Chiara Lombardo con O disse a te, ispirato al capolavoro omerico e nato da un progetto di ricerca a cura di Municipale Teatro partito dal quartiere. San Salvario di Torino e allargato ad altre zone della città, sul tema della resilienza e del viaggio. Il protagonista (Fabrizio Stasia) è un figlio che si trova ad affrontare problemi di vita concreta e ricadute emotive di un’infanzia e di un’adolescenza private della guida e dell’affetto paterno. Il suo percorso di formazione, nel superamento di insicurezze e fragilità, sostituisce il cammino dell’eroe. Uno sguardo inedito su un testo classico, cardine, suggerito alle due autrici dall’interazione con i cittadini consultati tramite un questionario on line o intervistati: «Siamo andate alla ricerca di odissee contemporanee, provando a capire che cosa significa, nel nostro tempo, essere resilienti». Il testo è stato inizialmente progettato come un monologo nel quale un moderno Ulisse avrebbe parlato di sé, mentre col tempo, racconta Stasia, «Giulia Bavelloni e Chiara Lombardo ci sono rese conto che le persone mostravano più affinità con il vissuto di Telemaco». è un’identificazione con il suo diritto di sperare e il bisogno di essere amato e avere qualcuno accanto. Lo spettacolo si avvale dei contributi di Giorgio Ferrero e Rodolfo Mongitore (Minus and Plus e MyBossWas), compositori e autori di installazioni sonore e visive in collaborazione con il videoscenografo Riccardo Fasano.


di Giulia Bavelloni e Chiara Lombardo
con Fabrizio Stasia
municipale teatro