ARGO2020-12-23T12:19:20+00:00

#on_argo

Il 2020 sarà ricordato come uno degli anni più difficili per i lavoratori dello spettacolo di tutto il mondo: Argo. Materiali per un’ipotesi di futuro nasce su impulso del Teatro Stabile di Torino, dalla responsabilità civile e dal dovere morale di coinvolgere e sostenere la comunità teatrale cittadina con un progetto originale e condiviso. In collaborazione con Scuola Holden e con il sostegno di Fondazione CRT e di Fondazione Compagnia di San Paolo, sono stati coinvolti 63 partecipanti, provenienti sia dal bacino delle realtà teatrali torinesi non sostenute da fondi statali, sia da quello composto dagli artisti indipendenti (attori e registi). Divisi in sette gruppi, lavoreranno su sette temi, supportati da sette editor-facilitatori, che elaboreranno e sintetizzeranno idee e contenuti. Ogni team rifletterà ed approfondirà un tema di carattere generale, inerente al nostro futuro prossimo o remoto, mettendo a disposizione talento, esperienza professionale e sensibilità scenica: obiettivo finale non sarà la progettazione di un nuovo spettacolo, ma la creazione di sette oggetti digitali politici da testare con gruppi di cittadini e da mettere poi a disposizione della comunità. Ogni step di Argo verrà comunicato da un team di social media editor con un diario online che pubblicherà un post al giorno per ogni giorno della settimana, per ogni gruppo e tema, così come sulle pagine Facebook e Instagram, con un racconto dei lavori in corso dei singoli gruppi, dalla partenza fino alla consegna.

7 TEMI. 7 GRUPPI. 7 OGGETTI DA REALIZZARE


3 settimane di lavoro / gli approdi

Zero.


PARTIRE DA QUI PER PROGETTARE LA SCENA DELLA SOCIETÀ FUTURA

Lo zero segna il punto più basso di ogni scala di valori. È una linea di partenza. Un avvio naturale, la fine di un countdown o di un reset. Dallo zero in avanti c’è il futuro, l’elaborazione di una normalità, qualunque essa sia: utopica o distopica. > PODCAST


Federico Favot/ editor – Olivia Manescalchi/ leader – Duccio Chiarini/ esperto –  Gabriele Vacis/ senior
Anna Charlotte Barbera, Elena Cascino, Enrico Dusio, Elisa Galvagno, Irene Ivaldi,
Girolamo Lucania, Federico Palumeri, Simone Schinocca e Riccardo Di Gianni/ editing audio

Zero

Zero.
Siamo (ri)partiti da questa parola per ragionare sul futuro del teatro.
E da un podcast: Zero.
Zero è la storia di una giovane madre che parte da Siracusa per raggiungere Torino.
Eva, questo il suo nome, guida un furgoncino scassato e, in quattro tappe, raccoglie altrettanti compagni di viaggio, tutti diretti al nord e disposti a dividere con lei le spese.
In realtà, però, i viaggiatori totali sono sei.
Sì, perché Eva in grembo porta una bambina e sta andando a Torino proprio per incontrare il padre.
Quest’ultimo, quando ha saputo la lieta novella, è sparito nel nulla.
Ma la nostra protagonista è sicura che la sua sia stata solo paura e una volta ricongiunti saranno pronti a formare una bella famiglia.
Eva raccoglie per prima Morea, una zingara siciliana che non riesce a tenere a bada la lingua. Poi è la volta di Luciano, insegnante serio e di poche parole. Quindi al viaggio si unisce Romeo, giovane e rabbioso trapper romano e, infine, Ave, promettente disegnatrice in fuga da una madre ingombrante.
I quattro passeggeri sono ispirati ad altrettanti personaggi della storia del teatro.
Sarà l’ascoltatore, seguendo alcuni indizi, che si divertirà giocando a riconoscerli.
Il viaggio ci è sembrata la giusta metafora per raccontare una storia di cambiamento: Eva parte convinta di voler incontrare il padre della sua bambina, ma alla fine – grazie a questi incontri – capisce che per ritrovare la strada giusta deve tornare alle radici di tutto.
Eva decide così di ricominciare. Da zero.
E forse in qualche modo “da zero” deve (ri)cominciare anche il teatro.
Zero, infine, è anche l’ultima parola che la figlia della protagonista pronuncia nel podcast.
Un cerchio che si chiude.
Siamo pronti a ripartire. Da zero.

Centimorgan (cM).


LA MAPPA GENETICA DEL TEATRO CHE È STATO E CHE SARÀ

Il centimorgan (cM) è l’unità di misura impiegata nell’elaborazione delle mappe genetiche, ma questo gruppo non dovrà usarla. Serve solo per dire che le mappe non si misurano solo con un righello o con un sistema di navigazione: sono un’elaborazione, un codice, un oggetto narrativo in grado di restituire senso e struttura, oltre a, ovviamente, un itinerario possibile. > MAPPA CONCETTUALE


Alessandro Avataneo/ editor – Gian Luca Favetto/ leader – Jacopo Romei/ esperto – Eugenio Allegri/ senior
Cecilia Bozzolini, Francesca Bracchino, Thea Dellavalle, Marco Gobetti, Riccardo Livermore,
Silvia Mercuriati, Rebecca Rossetti, Angelo Tronca

La mappa del teatro che è stato
e dei teatri che saranno

Si parte sempre da un nome. Da una parola. Da un titolo. O ci si arriva. Si arriva. E, quando si arriva, si cambia. Si cambia noi, che abbiamo fatto il viaggio, e si cambia il titolo. Noi lo abbiamo cambiato. Così, al futuro non consegniamo un monolite, una verità, un’identità fatta e finita, ma un riandare insieme di radici e fronde, una molteplicità di strade e sentieri, di rotte e di onde, di venti, e anche trenta, quaranta, cinquanta…
Sono centonovantaquattro le parole che abbiamo distillato dal nostro fare teatrale e chiamato radici, partendo dalle nostre storie. Sulla linea del tempo della mappa le radici si intrecciano fino a diventare il DNA che esprime l’universalità e l’eterna contemporaneità del teatro: relazione rituale tra attore pubblico e spazio fisico nel tempo.
Da questa matrice in avanti, attraverso e oltre la tempesta che ha chiuso i teatri e inasprito le disuguaglianze nella società, abbiamo individuato strumenti e pratiche essenziali per immaginare e costruire i teatri del futuro, che vorremmo plurali, diffusi, sostenibili, critici, contaminanti, accessibili e in ascolto.
I teatri del futuro dovranno confrontarsi con il tema del rapporto tra teatro e nuovi linguaggi, allargare il campo d’azione a spazi non teatrali, riflettere sull’importanza del dilettantismo e della formazione teatrale nelle scuole, adottare politiche produttive illuminate. La mappa è progettata in modo da offrire spunti e link di approfondimento e possibilità di interagire e arricchire i territori esplorati di nuove proposte.
Con questo spirito abbiamo affrontato il viaggio di mappatori. Con l’idea che chiunque arrivi su questa mappa diventi a sua volta mappatore. Non solo perché può usare la mappa, ma perché la mappa può usare lui, le sue esperienze, i suoi dubbi, le sue curiosità.

Mappa concettuale

Guida alla lettura della mappa
Mappa del gruppo – extra :)

Senza corpo.


IDENTITÀ DIGITALI E AUTONARRAZIONE: DA NOI STESSI AL NOSTRO PERSONAGGIO (= FAKE IDENTITY)

La distanza interpersonale oggi rischia di diventare una distanza sociale e la definizione stessa della nostra identità passa sempre più attraverso il racconto che noi facciamo di noi stessi e sempre meno dai nostri confini fisici. > FAKE IDENTITY


Francesco Gallo/ editor – Domenico Castaldo/ leader – Riccardo Milanesi/ esperto – Laura Curino/ senior
Elena Aimone, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Lorenzo Fontana, Savino Genovese, Paolo Giangrasso, Marcello Spinetta, Lia Tomatis

 

Andrea Delfi

In tre settimane il gruppo ha ideato e messo a punto la fake identity di Andrea Delfi, un attore, o un’attrice, che un giorno si sveglia senza corpo. Capace di interagire solamente con la tecnologia, apre un account FB e uno Instagram e inizia a raccontarsi. Più avanti entrerà in contatto con delle voci alle quali fornirà un corpo (virtuale) per raccontare le loro storie. Durante il percorso sono stati fondamentali gli incontri con Riccardo Milanesi, esperto di transmedia storytelling, e la drammaturga Laura Curino, la quale ha fatto sì che gli elaborati delle attrici e degli attori — post, immagini e brevi monologhi in forma di video — si rivolgessero a un pubblico, una comunità digitale: virtuale, ma pur sempre capace di emozionarsi.
L’incontro con il gruppo di spettatori, identificato con una classe quarta del Liceo Cattaneo, è stato significativo. Saranno infatti proprio le studentesse e gli studenti a proseguire l’autonarrazione di Andrea Delfi, ad adottare e gestire il profilo Instagram e farlo vivere per i prossimi due mesi. Ci è sembrato il migliore risultato possibile per un progetto che aveva come priorità, tra le altre, quella di sperimentare un’ipotesi futura di teatro e di creare oggetti politici digitali.
Durante le tre settimane, certo, non sono mancati momenti di difficoltà. Perché se il teatro è quel posto in cui attraverso una rappresentazione drammatica si purificano gli istinti — lo diceva Aristotele —, le attrici e gli attori, privi di questo luogo a causa dell’epidemia in corso, hanno dovuto rieducare rapidamente le proprie dinamiche comportamentali e lavorative. Speriamo che la fake identity Andrea Delfi possa restituire la complessità del percorso fatto.

FACEBOOK @AndreaDelfiSenzaCorpo
INSTAGRAM
@andreadelfi_

Fake Identity

Parabasi.


PARLARE AL PUBBLICO E ALLA COMUNITÀ

Nell’antica commedia attica dopo la prima parte, allontanatisi gli attori, a scena vuota, i coreuti si toglievano la maschera e, rotta l’illusione scenica, sfilavano davanti agli spettatori rivolgendosi a essi, difendendo l’opera del poeta ed esponendone le idee artistiche o politiche.
> MESSAGGIO ALLA NAZIONE


Federico Madiai/ editor – Jurij Ferrini/ leader – Claudio Fogu/ esperto – Beppe Rosso/ senior
Lorenzo Bartoli, Giulio Cavallini, Giorgia Goldini, Maria Lombardo, Barbara Mazzi, Simona Nasi, Carlo Roncaglia, Federico Sacchi.
 

Pan demos

Nell’elaborazione del messaggio, ci siamo concentrati molto sull’intenzione.
Quale senso Politico dargli? A chi rivolgerci? A quale comunità appellarci? Di che teatro parlare? Mettere a fuoco una direzione non è stato semplice ed immediato, ma l’etimologia di pandemia ci ha aiutato: Pan demos, ciò che interessa tutti gli esseri umani.
Mossi da uno spirito democratico che ha saldato il nostro incontro e stabilita la forma audiovisiva, abbiamo posto un limite al tempo a disposizione. Due minuti. Questa la sfida: comprimere concetti complessi in una cornice sintetica.
Abbiamo quindi cercato di amplificare le parole con la musica, con la voce e con il montaggio, cuciti su misura al testo. Per farlo, non ci siamo accontentati delle competenze che c’erano all’interno del gruppo. Dobbiamo ringraziare i musicisti che si sono prestati alla realizzazione della musica e un’agenzia di comunicazione che ci ha messo a disposizione immagini non coperte da diritti. Dobbiamo ringraziare anche il nostro esperto di riferimento, Claudio Fogu, che dalla California ci ha affiancato durante queste settimane. Il confronto con un testimone esterno, come Beppe Rosso, e l’incontro con un gruppo di spettatori del Teatro Stabile sono stati altrettanto significativi e stimolanti.
Accanto al nostro messaggio, abbiamo deciso di presentarvi anche un testo di backstage per raccontarvi il nostro processo creativo.
Il teatro ha tutto per aprirsi ai linguaggi contemporanei e può farlo senza perdere il rapporto simpatico tra attore e spettatore. La condizione, però, è non avere paura di sperimentare.

BACKSTAGE – MESSAGGIO ALLA NAZIONE (.pdf) 
FRAMMENTI SPERABILMENTE SPENDIBILI (.pdf)

Messaggio alla Nazione

Messaggio alla Nazione / ITA
Messaggio alla Nazione / ENG
Messaggio alla Nazione / ITA
1 of 2
Messaggio alla Nazione / ENG
2 of 2

Elisir.


L’ARTE COME INGREDIENTE DI UN NUOVO EQUILIBRIO

Nel suo saggio L’eroe dai mille volti Campbell descrisse il modello narrativo di base comune ad un’ampia categoria di storie e tradizioni. Tra le diciassette tappe individuate da lui e dagli studiosi che hanno portato avanti i suoi studi, c’è un elemento ricorrente: l’elisir. Grazie ad esso, l’eroe può tornare a casa, alla vita e può ristabilire l’equilibrio nel suo nuovo mondo. > MANIFESTO


Marina Gellona/ editor – Michele di Mauro/ leader – Ilaria Gaspari/ esperto – Valter Malosti/ senior
Serena Bavo, Giorgia Cerruti, Marta Cortellazzo Wiel, Jacopo Crovella, Francesco Gargiulo,
Michele Guaraldo, Fabio Marchisio, Giulia Pont
Guest Gigi Roccati, Tommaso Cerasuolo, Chandra Livia Candiani, Mr Fijodor

Appunti per un manifesto

Scrivere un Manifesto… ad uso degli Artisti, in un momento così sospeso
e intangibile come quello post-Covid in- Covid o pre-Covid… beh,
non crediamo sia facile nemmeno per chi viaggia insieme già da tempo
(e quindi è equipaggiato per farlo) e anzi, ha desideri
e cognizioni e metodi da “manifestare”.

Noi no, come titolava quel vecchio programma di
Vianello/Mondaini su RaiUno anni e anni fa.
Noi non siamo coppie comiche né tragiche.
Noi siamo dieci single: singole unità.
Ma forzati a essere Unità di singole unità.
E questo forzare dovrà farsi Forza!

Manifesto: no.
Abbiamo provato a incamminarci verso un’ipotetica stesura di:
APPUNTI per un Manifesto.
Ma non siamo creatori con terreno e materie e pensieri comuni,
per cui… stiamo lontani dal volerlo essere o anche solo sembrare.
Facciamo, con calma, una ricognizione su di noi e poi… vediamo.
Tempo per farlo… 3 ore, al massimo 6.
Del Creare, dunque, meglio non disquisire.

Ma allora di che ci occupiamo, sire?
Del Tempo e del come starci dentro, prima ancora di Sapere di dover sapere.
Di filosofia?
Forse.
Di arti meditative?
Anche.
Di sperimentazione?
Non esageriamo.
Occupiamoci di tutto ciò che potrebbe esserci utile per arrivare,
un giorno, a occuparci di qualcosa.

Buon viaggio, marinai!

Oggetto video

Oggetto Tecnico / Narrativo

Congiunzioni.


DIALOGHI E RELAZIONI PER SUPERARE IL DISTANZIAMENTO

L’ultimo significato che ci è stato consegnato è quello della parola “congiunti”, proprio una di quelle meno univoche e determinate. Qual è il sillabario dell’amore contemporaneo? > CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE


Umberto Morello/ editor – Elena Serra/ leader – Alice Avallone/ esperto – Valerio Binasco/ senior
Chiara Cardea, Carla Carucci, Andrea Fazzari, Gianluca Gambino, Giulia Mazzarino, Raffaele Musella, Luigi Orfeo, Alba Maria Porto

L’incontro è un sillabario a dieci voci.

Serve tempo per dare forma a un sillabario. Soprattutto se l’ambizione è racchiudere i primi suoni di un tema come l’incontro tra le pagine di un piccolo bignami. Per farlo, il nostro Gruppo, Congiunzioni, è passato attraverso ben cinque round creativi, dodici concept e dieci definizioni.
Abbiamo cominciato dai vocalizzi, i suoni più semplici. Cercavamo le definizioni di teatro, di attore e di spettacolo. Siamo finiti a parlare di corpo, fisicità e mancanza e soprattutto di distanza.
Da qui è germogliata la prima sensazione: parlare di teatro significa parlare di un certo tipo di congiunzione, di quelle che avvengono ad una precisa temperatura e pressione emotiva. Significa parlare di un incontro: del superamento di quella distanza, fisica ed intima, ad un tratto colmabile attraverso rituali, attese o intervalli di preparazione. Di solito al centro di quest’attimo immaginiamo che ci siano due amanti, ma c’è una sorprendente corrispondenza fra le azioni degli innamorati e quelle che avvengono tra attori e spettatori: entrambi compiono dei gesti, allestiscono la scena, provano e riprovano lo stesso abito, lo stesso vestito. Ed è su questa assonanza che il tema del nostro lavoro ha trovato il proprio orizzonte.
Abbiamo provato ad esprimerci in otto modi diversi. Li abbiamo rifiniti, lavorati, vestiti per poi portarli di fronte a loro, il nostro pubblico. Ne è nata una campagna sull’incontro, sul rapporto tra un uomo e una donna che si inseguono, per poi rincontrarsi nella distanza/vicinanza che separa/lega platea e palcoscenico. Una terra di mezzo che è desiderio.

SILLABARIO (.pdf)

Open.


IL GIOCO COME SPAZIO APERTO DI RAPPRESENTAZIONE E PARTECIPAZIONE

Il tempo veloce e lo spazio aperto del gioco come cellula base del processo di partecipazione. Gamification, partecipazione e impegno per agevolare la trasformazione dei nostri comportamenti.
> GIOCO/ESPERIENZA


Guglielmo Basili/ editor – Marco Lorenzi/ leader – Chiara Tirabasso/ esperto – Emiliano Bronzino/ senior
Amedeo Anfuso, Davide Barbato, Marta Bevilacqua, Christian Castellano, Eleonora Diana, Marta Laneri, Chiara Vallini, Valentina Virando

Costruttori di giochi

L’immagine che meglio descrive il processo del gruppo Open è quella del gioco di ruolo: un momento eravamo attori, registi, copywriter, scenografi e, il momento dopo, ci siamo immaginati costruttori di giochi. Come abbiamo scoperto con Chiara Tirabasso, è gioco di ruolo quando ti diverti a interpretare un personaggio senza un pubblico che influenza il tuo diventare altro da te. E noi ci siamo divertiti. Abbiamo improvvisato quel che non sapevamo fare e abbiamo imparato quel che ci serviva lungo la strada.
Come prima cosa, ci siamo dati delle regole: costruire un mondo nuovo; elaborare un’esperienza completa, che permetta al giocatore di scoprire questo nuovo mondo; mettere in pratica l’arte degli attori; generare partecipazione; creare un oggetto digitale bello e avvincente, che possa appassionare anche chi non frequenta i teatri; infine, sfruttare tutto il potenziale di proiezione della voce umana in un gioco che dipenda il meno possibile dall’interazione con uno schermo. Insomma, per riassumere, giocando abbiamo creato un gioco: si chiama 20-20 ed è un audiogame interattivo ambientato in un universo dove un manipolo di resistenti tenta di salvaguardare la memoria collettiva del mondo portando in salvo tesori culturali dimenticati.
Sì, questo gioco parla di cultura. Ma di cultura come mezzo di incontro, di condivisione, di partecipazione, e che come tale rischia di sparire. O, peggio, di diventare irrilevante. In quell’epoca come in questa, in cui tutti, sempre, condividiamo come ci sentiamo, chi pensiamo di essere e quali sono i nostri problemi, e ci dimentichiamo che la cultura lo fa meglio e ce lo fa fare tutti insieme. E quando siamo a teatro, lo facciamo nello stesso luogo.
Il gioco in sé è il primo capitolo (autoconclusivo) di una storia più lunga. Pensiamo che 20-20 abbia le potenzialità per diventare un oggetto narrativo più complesso, ancora più interattivo e avvincente. Un’occasione per far incontrare le persone, farle partecipare, farle giocare. Dal vivo, magari. Un secondo capitolo, più bello si spera, chiamato 20-21.

INIZIA A GIOCARE

Avanzamento lavori

Settimana I

23 – 29 novembre 2020
“In un momento in cui i teatri sono chiusi, dove facciamo accadere il teatro?”.
Questa è una fra le tante domande che hanno aperto la discussione dei sette gruppi di ARGO, che nei primi cinque, intensi giorni di lavoro della settimana si sono confrontati sui sette temi proposti…

 Ci si è presentati, artisti e tutor, oppure ci si è salutati come conviene tra colleghi e amici. Un fiume di idee che arriverà a un obiettivo, anzi a sette obiettivi diversi, per celebrare la potenza del teatro e delle sue idee anche quando le sale sono chiuse. Molti i maestri, le proprie guide interiori nella vita, che sono emerse nelle discussioni: da Martin Luther King a Giorgio Gaber, da Akira Kurosawa a Peter Brook, tutto concorre a mettersi in gioco e a confrontare il proprio percorso, umano e professionale. E nell’incontro con l’altro, nel confronto con gli altri, con il leader e con gli esperti che si sono affacciati alla stanza virtuale degli argonauti (Alice Avallone, Ilaria Gaspari, Claudio Fogu, Jacopo Romei, Duccio Chiarini, Riccardo Milanesi, Chiara Tirabasso), si scopre che si respira la stessa aria, ci si pone le stesse domande, si provano le stesse paure, si affronta con curiosità il rapporto con il digitale, con il pubblico, con la propria storia di attori e di spettatori.  Cosa è un attore oggi e cosa diventa se la sua carnalità si dissolve nel virtuale? Cosa può diventare il teatro? Cosa ha da dire? Cosa è nella società attuale una performance? Che cos’è l’autenticità? Cosa vive nel silenzio prima dell’inizio? Cosa può offrire un gioco, oltre a regole, strategie e meccaniche? E ancora: che cosa vi manca del teatro?

Interrogativi aperti, mentre inizia la seconda settimana di lavoro.

Settimana II

30 novembre – 6 dicembre novembre 2020

Seconda settimana: si comincia a ragionare sulla struttura dell’oggetto digitale, sulla sua sostenibilità in termini di fattibilità e di logistica, non solo confrontandosi con gli esperti, che si sono di nuovo affacciati sugli spazi virtuali di incontro, ma anche con ospiti e pubblico di tutte le età.
Seconda settimana: si comincia a ragionare sulla struttura dell’oggetto digitale, sulla sua sostenibilità in termini di fattibilità e di logistica, non solo confrontandosi con gli esperti, che si sono di nuovo affacciati sugli spazi virtuali di incontro, ma anche con ospiti e pubblico di tutte le età.
Così il Podcast di Zero si struttura in più puntate intorno a un’idea forte, legata al nostro tempo: un viaggio di formazione con una destinazione unica, il teatro. Di stanza in stanza ci si collega alla riflessione portata avanti da Centimorgan (cM) con la sua mappa metropolitana, dove ogni stazione è l’inizio di un viaggio, e al contempo la lunga storia che contiene.
La fake identity di Senza Corpo ha qualcosa di concreto, un nome, che non svela genere o età, desideri o caratteristiche fisiche, u nome che dialogo virtualmente con il mondo pur essendone profondamente escluso, senza accesso alla realtà fisica se non tramite uno smartphone.
Parabasi ha elaborato una bozza di messaggio alla nazione, divertendosi a creare un vero e proprio puzzle tra le parti più avvincenti, mentre gli argonauti di Elisir hanno rivoluzionato l’approccio linguistico, coniando una serie di neologismi che comporranno i dieci punti del manifesto, concetti ideati per parlare di ciò che non esiste ancora. E quale potrebbe essere il concept di una nuova campagna di comunicazione? Congiunzioni si interroga su sospensione, vita e teatro, e sulle strette connessioni tra queste tre dimensioni.
Ne hai abbastanza di questo 2020? Daresti qualsiasi cosa per renderlo diverso? Open entra nel vivo dell’azione, iniziando a progettare un’esperienza interattiva ambientata in un presente alternativo con risvolti inquietanti.
Ancora pochi giorni e sarà il momento di condividere tutti i sette ambiziosi progetti.

Settimana III

7 – 13 dicembre 2020

Terza settimana, ultime battute prima che ciascun gruppo realizzi il proprio progetto: Zero, Centimorgan, Senza Corpo, Parabasi, Elisir, Congiunzioni, Open saranno nomi che rimarranno a lungo nella mente di chi ha partecipato…

Il passaggio di Gabriele Vacis da Zero ha regalato un forte punto di vista in termini di coinvolgimento degli spettatori, nell’interazione e nell’animazione: e tra pochi giorni arriva il podcast dove voci, esperienze, idee si fondono in un tutt’uno simbiotico. Descrivere il teatro in sei parole? CentiMorgan (cM) ha distillato sei concetti cardine che permettono al teatro di avvenire. Resta il dubbio di capire quale significato avranno nel futuro: una possibile risposta arriva dal confronto con gli studenti che frequentano il corso di laurea in DAMS…
La fake identity di Senza Corpo, Andrea Delfi si muove con sempre maggior perizia nel mondo digitale, ora che quello reale gli è definitivamente precluso.  E la domanda che bisogna risolvere in questi pochi giorni è la seguente: quando cala il sipario, cosa rimane? Il Messaggio alla Nazione, che gli argonauti di Parabasi stanno completando, deve superare il caos della quotidianità e imporsi in un mondo rumoroso con parole taglienti, affilate, precise. Rivoluzionarie, insomma.
Una settimana piena di visite per Elisir: Walter Malosti, Chandra Livia Candiani, Aldo Nove hanno contribuito da dare gli ultimi ritocchi al manifesto (che è ormai quasi pronto).  La campagna di Congiunzioni farà leva su dinamiche inconsce, non razionali, dove “incontro” e “desiderio” sono lo molla per generare domande e curiosità. “Tutto il mondo è teatro” e il gruppo è riuscito a portarlo nella vita reale! Siete pronti per questo incontro?
E alla vigila del varo del gioco, Open si confronta con uno scoglio frastagliato: non si può buttare qualcuno nel mezzo di una storia, dirgli “va’, gioca” e poi pretendere che faccia la scelta più appropriata per la trama. Ma se è chiaro che non si può combattere contro il libero arbitrio del giocatore, riusciranno gli argonauti del settimo gruppo a incanalarlo a loro vantaggio?

Diario

START

Giorno #1

Giorno #2

Giorno #3

UN PROGETTO DI

Immagine del logo TST

IN COLLABORAZIONE CON

SOSTENUTO DA

SOSTENUTO DA