Andrea Delfi (vedi link) esiste davvero?
Il nocciolo della questione è tutto qui. Sia chiaro, il punto del contendere non è l’esistenza di Andrea. Andrea esiste, punto, questo non è mai stato in dubbio. Se lo cercate su facebook o su instagram scoprirete che oltre a esistere, è anche piuttosto attivo: pubblica quadri di Magritte, video in bassa definizione di Torino sotto la neve e canzoni degli Who, usa gli hashtag a sproposito, risponde ai commenti dei followers e si lamenta un sacco di essersi svegliato senza corpo — il solito, insomma.

No, la domanda fondamentale è, Andrea esiste davvero?

Facciamo un passo indietro. Dietro ai profili di Andrea non c’è un effettivo attore dematerializzato, ovviamente, ma il gruppo di argonauti guidati da Domenico Castaldo e Francesco Gallo, a cui era stato affidato il compito di creare una fake identity nel mondo incorporeo del web. Questo potrebbe bastare a qualcuno per dire che, per definizione, un’identità che è fake non può esistere davvero, e chiudere qui il discorso. Eppure, se c’è una cosa su cui tutti gli argonauti sembrano essere d’accordo, è il fatto che l’identità acquisisce un senso non attraverso qualche principio astratto o impalpabile, ma tramite l’interazione con l’altro.

Se la guardiamo da questo punto di vista, non è l’esistenza di Andrea, lamentosa ma in costante scambio con altri esseri umani, più vera di quella di, per esempio, un eremita dei boschi, che ha un corpo fisico ma nessun contatto con i suoi consimil? Questi nodi filosofici sono fondamentali perché, per gli argonauti, si traducono in problemi drammaturgici decisamente concreti e dolorosamente urgenti.

Vale a dire: la storia di Andrea Delfi è iniziata quando l*i si è svegliat* senza un corpo e ha pubblicato il primo post a riguardo sui social. La sfida che si trova davanti (quella che i più pedanti fra noi chiamerebbero “esigenza drammaturgica”) è quella di recuperare la propria fisicità.

La storia di Andrea Delfi ha anche una data di conclusione prefissata, entro la quale riuscirà o fallirà in questa sua missione di riconquista.
“Facile, no?” Direte voi.
Lo sarebbe, se non fosse per un piccolo dettaglio.

Tutte le grandi storia di riconquista non hanno nulla a che vedere con il recupero di una modalità di vita perduta.
Quello che conta davvero è il modo in cui questi tentativi di ritornare al passato rivelino qualcosa di completamente nuovo, più ricco e completo di ciò che si era perduto in all’inizio.
In buona sostanza, per scrivere una degna conclusione alla storia di Andrea gli argonauti devono trovargli una destinazione, qualcosa che gli insegni a vivere oltre la corporeità.

Per farlo, hanno meno di due settimane di tempo.
Hai detto nulla.