STAGIONE 23/24
LO SPAZIO DEL TEMPO

di Filippo Fonsatti
direttore

Interpretando le teorie filosofiche di Henri Bergson, il teatro potrebbe essere lo spazio in cui il tempo quantitativo coincide con il tempo qualitativo, il tempo dell’intelletto che è fisico e oggettivo con il tempo della coscienza che è interiore e soggettivo. L’atto teatrale sarebbe quindi lo scenario fisico e lo spazio mentale in cui si svolge la durata dell’esperienza. E il claim della prossima stagione si può leggere come un invito a prendersi del tempo per la cura di sé, per coltivare gli interessi, le passioni, le relazioni. Per favorire questa esperienza abbiamo lavorato ad una proposta artistica plurale e dialettica in cui si intrecciano i temi universali delle tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide con riletture shakespeariane mai scontate, si infonde vivezza nei capolavori del repertorio di Pirandello, Čechov, Goldoni e Gogol’ che indagano la varia umanità, si celebrano i centenari di Italo Calvino e Giovanni Testori, si fanno convivere scrittori culturalmente distanti come Pietrangelo Buttafuoco e Nicola Lagioia, si affrontano nei testi contemporanei temi cruciali del presente come l’ambiente, le guerre, le questioni di genere, i conflitti familiari e generazionali, si alimenta la memoria storica per tramandarla alle giovani generazioni, si rilegge criticamente il Novecento della Ginzburg, di Lorca e di Genet.

Fulcro del prossimo cartellone è il progetto produttivo che vede protagonista il nostro nucleo artistico, composto dal direttore artistico Valerio Binasco, dal regista residente Filippo Dini e dagli artisti associati Kriszta Székely e Leonardo Lidi, personalità forti dalle linee poetiche così diverse e talvolta opposte pur avendo in comune la centralità del testo e dell’attore.
Valerio Binasco, anima identitaria che incarna il nostro modo di pensare e di fare teatro, ha deciso di tornare ad uno dei suoi autori prediletti del quale è considerato massimo interprete, Jon Fosse, proponendo uno dei suoi testi più misteriosi, La ragazza sul divano, con Pamela Villoresi, Giovanna Mezzogiorno e Michele Di Mauro. Filippo Dini, impegnato in una lunga tournée con l’acclamato Agosto a Osage County di Tracy Letts insieme ad Anna Bonaiuto e Manuela Mandracchia, chiude la stagione con un dittico inedito in Italia, Romeo e Giulietta di Shakespeare e il suo sequel contemporaneo firmato da Sharman Macdonald intitolato After Juliet. Dopo il successo del Riccardo III con Paolo Pierobon, Kriszta Székely affronta un altro titolo iconico dell’opera shakespeariana come Otello, coprodotto con il teatro Katona di Budapest, mentre Leonardo Lidi è presente con tre progetti: alle Limone cura la regia di Medea da Euripide, con Orietta Notari nella parte della protagonista, al Gobetti guida i giovani attori della nostra Scuola, di cui è vicedirettore, ne L’istruttoria di Peter Weiss e al Carignano presenta Zio Vanja, seconda tappa del suo percorso triennale su Čechov.

Per completare il progetto produttivo, al nucleo dei quattro artisti residenti si aggiungono nove maestri. Nanni Moretti debutta alla regia teatrale con i due atti unici Dialogo e Fragola e panna di Natalia Ginzburg interpretati da Valerio Binasco e Daria Deflorian. Stéphane Braunschweig, direttore dell’Odéon di Parigi considerato tra i più autorevoli registi europei, dirige un titolo meno noto di Pirandello come La vita che ti diedi, ancora con Daria Deflorian e con Federica Fracassi.
Gabriele Vacis è impegnato insieme al collettivo PEM in quattro lavori dal forte contenuto “politico” – VajontS23, Prometeo, Sette a Tebe, Antigone e i suoi fratelli. Jurij Ferrini torna a mettere in scena il geniale drammaturgo Rafael Spregelburd con Il panico, in coppia con Arianna Scommegna. Alessandro Serra approda al Teatro Carignano con La tempesta dopo due anni di tournée in tutta Italia e in mezza Europa.
Valter Malosti cura una versione di Antonio e Cleopatra di Shakespeare di cui sarà protagonista insieme ad Anna Della Rosa. Leo Muscato affida la rilettura de L’ispettore generale di Gogol’ all’ironia caustica di Rocco Papaleo. Arturo Brachetti firma la regia di uno spettacolo dedicato a Fred Buscaglione scritto dal talento multiforme di Matthias Martelli che lo interpreta insieme ad un jazzista di gran classe come Fabrizio Bosso. Lluís Pasqual dirige Lina Sastri nelle Nozze di sangue di García Lorca, di cui il regista catalano è interprete magistrale.
La presenza nel nostro progetto produttivo di autori viventi come il norvegese Jon Fosse, l’argentino Rafael Spregelburd, la scozzese Sharman Macdonald e lo statunitense Tracy Letts tradisce il forte accento posto sulla drammaturgia contemporanea, rafforzato dall’ospitalità di grandi autori della scena italiana e di quella internazionale, da Stefano Massini a Emma Dante, da Ascanio Celestini a Rezza e Mastrella, da Lucia Calamaro a Romeo Castellucci, da Carrozzeria Orfeo a Frosini e Timpano, dalla inglese Caryl Churchill allo spagnolo Pablo Remón.
Un cartellone così articolato richiede ovviamente interpreti di valore e possiamo dire, scorrendo l’elenco, che pochi manchino all’appello. Vogliamo citare almeno (in ordine alfabetico) Franco Branciaroli, Paolo Calabresi, Carlo Cecchi, Arturo Cirillo, Laura Curino, Giuliana De Sio, Francesco Di Leva, Geppy Glejeses, Alessandro Haber, Gabriele Lavia, Ernesto Mahieux, Silvio Orlando, Maria Paiato, Graziano Piazza, Paolo Pierobon, Isabella Ragonese e Galatea Ranzi.
E occorre sottolineare come la prossima stagione valorizzi con forza una nuova leva di registe e attrici, alcune delle quali già meritatamente premiate dalla critica, che si va imponendo per la forte personalità e il grande talento, come Licia Lanera, Giuliana Vigogna, Matilde Vigna, Giordana Faggiano, Veronica Cruciani, Sara Putignano, Viola Graziosi e Giulia Odetto, della quale produrremo Wonderland, una riscrittura per la scena del capolavoro di Carroll.
E ancora a proposito di ultime generazioni, poiché ci caratterizza un certo pragmatismo nelle azioni, più che annunciare o evocare il protagonismo dei giovani abbiamo concretamente passato il testimone ad artisti ventenni per elaborare nella dimensione teatrale temi cruciali del presente e di un futuro che molto li riguarda: l’ambiente, le guerre, la memoria, i conflitti sociali. E non lo abbiamo fatto per scaricare su di loro le nostre responsabilità, ma piuttosto per consentire ai Millenials e in particolare alla Generazione Z di rappresentare con libertà espressiva la propria visione del mondo e di condividerla con la comunità. Contiamo davvero che il pubblico si faccia contagiare dal loro sguardo e dalla loro energia.
Al collettivo PEM – Potenziali Evocativi Multimediali – costituito tre anni fa dai giovani attori diplomati alla nostra Scuola tocca l’apertura della stagione del Gobetti con VajontS23, una riedizione dell’orazione civile composta da Gabriele Vacis e Marco Paolini trent’anni fa per ricordare la tragedia del Vajont, di cui ricorre il sessantesimo anniversario. La recente alluvione in Romagna e le tante altre che hanno colpito il pianeta negli ultimi mesi causando migliaia di vittime, fatalmente alternate a siccità e carestie, rende questo testo di grande attualità. Gli stessi giovani di PEM sono protagonisti della Trilogia della guerra basata su tragedie classiche di Eschilo e Sofocle, attraverso le quali ci parlano di guerra ma anche di ideali per cui combattere, di ribellione e di conflitti generazionali alla ricerca della fraternità universale.
Ad un altro gruppo di giovani composto dagli allievi della Scuola per attori e diretto da Leonardo Lidi è affidata invece l’esecuzione de L’istruttoria di Weiss, monito attualissimo contro ogni rigurgito di razzismo, persecuzione e discriminazione. E ancora loro, in questa promettente dissolvenza incrociata tra formazione e professione, saranno protagonisti da neodiplomati e sotto la guida autorevole di Filippo Dini del già citato dittico composto da Romeo e Giulietta e da After Juliet, nei quali i temi dell’amore e del conflitto, della fratellanza e dell’odio si rimandano inesorabilmente a distanza di quattrocento anni.
Da tempo sosteniamo che tra le funzioni di un Teatro Nazionale vi sia quella di dialogare, coprogettare e interagire con il sistema territoriale dello spettacolo dal vivo poiché siamo convinti che organismi grandi e piccoli, pubblici e privati siano parte di un unico ecosistema culturale con ruoli integrati e complementari. E anche in questo caso cerchiamo di far coincidere la enunciazione teorica con l’applicazione pratica, come dimostra l’attenzione dedicata nella prossima stagione ad alcune solide realtà torinesi. Partiamo dal Festival delle Colline e dal TPE, con cui programmiamo congiuntamente Il Terzo Reich di Romeo Castellucci, e continuiamo con AMA Factory di Beppe Rosso e Marco Lorenzi, Accademia dei Folli, Collettivo Effe, LabPerm di Domenico Castaldo, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, PEM e Tedacà di Simone Schinocca: sono sette le compagnie teatrali ospitate o coprodotte in cartellone, alle quali si aggiungono le sei compagnie di danza invitate nella vetrina Art Waves di Torinodanza: EgriBiancoDanza, Balletto Teatro di Torino, Albumarte di Eva Frapiccini e Codeduomo di Daniele Ninarello, Cordata FOR di Francesco Sgrò e Piergiorgio Milano, per un totale di settanta recite.
Passando dal locale al globale, continua l’azione dello Stabile per posizionare la nostra Città e la nostra Regione al centro di una rete di relazioni e scambi che possano accrescerne l’attrattività e promuoverne l’immagine a livello internazionale. Il festival Torinodanza ci permette quest’anno di conoscere realtà prestigiose provenienti da Australia, Irlanda del Nord, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito e Israele e di esportare in dieci paesi europei gli spettacoli italiani coprodotti tramite la rete Big Pulse Dance Alliance. Sul fronte teatrale, la nostra Tempesta negli ultimi mesi è stata in Francia, Ungheria, Romania e Slovenia e in autunno sarà in Cina e in Serbia, mentre le commedie della Ginzburg messe in scena da Moretti saranno in tournée a Parigi, Lione, Marsiglia.
Il nostro impegno artistico e culturale per sviluppare un pensiero critico sulla sostenibilità ambientale – oltre che con VajontS23, anche con lo spettacolo Dimanche della compagnia belga Chaliwaté, ritratto acuto dell’umanità sorpresa dalle forze incontrollabili della natura – coincide con un intenso sforzo sul fronte della transizione ecologica, perché la pianificazione dello sviluppo del TST non può prescindere da un confronto costante con la realtà che ci circonda e da una verifica continua della sua sostenibilità; in quest’ottica gli obiettivi promulgati nella Agenda UN 2030 rappresentano un indice imprescindibile delle responsabilità alle quali siamo chiamati a rispondere. Del resto, il contributo trasversale e multidimensionale che la cultura offre per il raggiungimento di alcuni degli SDGs attraversa buona parte dello spettro delle urgenze che caratterizzano il nostro presente, ed è facendo leva su questa consapevolezza che interpretiamo il nostro ruolo istituzionale, contribuendo allo sviluppo economico e sociale del territorio in cui agiamo. Inoltre, cerchiamo di allinearci ai tre pilastri della sostenibilità definiti dall’Unione Europea con l’acronimo ESG – Environmental, Social e Governance – che esprime criteri a cui si ispirano le operations del nostro teatro. Riteniamo infatti che il modo in cui vengono gestite le questioni ambientali, sociali e di corporate governance siano parte integrante della qualità gestionale complessiva anche di un’azienda non profit come la nostra. È un impegno che la Fondazione si prende nei confronti dei cittadini, degli spettatori, dei lavoratori, dei Soci fondatori e di essa stessa.
Concludendo, nello svolgimento delle proprie funzioni pubbliche, lo Stabile intende influenzare i cambiamenti positivi nella società in una visione olistica nella quale la cultura, l’arte e lo spettacolo dal vivo possono svolgere un ruolo fondamentale nel sollecitare il pensiero critico, assumendosi una precisa responsabilità ambientale e sociale, al di là della limitata sfera di competenza e influenza. Un ringraziamento sincero va a tutti i portatori di interesse che ci stimolano e ci sostengono a lavorare in questa direzione di pubblico interesse, per noi molto gratificante.

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