Migliaia di ore di lavoro alle spalle, percorsi formativi, artistici e personali diversi e un obiettivo ambizioso da raggiungere in tre settimane: tutor, editor e artisti si sono incontrati in sette stanze virtuali diverse, un luogo certo molto diverso dal palcoscenico, ma capace in poche ore di scatenare discussioni, proposte, immagini concrete come se si fosse fianco a fianco in scena.
Una comunità allargata, dove nel primo giorno di lavoro ci si è presentati, si sono scambiate le coordinate di navigazione, tutor ed editor hanno impresso uno stile personale alla ricerca che in questi primi giorni porterà all’individuazione dei contenuti che abiteranno i sette oggetti digitali da condividere con la cittadinanza.

Proprio dal concetto di cittadinanza si sono mossi molti interventi, non solo reclamando la necessità di ricucire il rapporto privilegiato con lo spettatore che è alla base del teatro, ma allargando questa necessità alla ridefinizione del rapporto stesso. La funzione politica dello spettacolo dal vivo si scontra non soltanto con un dramma di proporzioni enormi, ma con un sentimento che da più parti è stato analizzato nella sua drammaticità: l’irrilevanza, l’insignificanza del mestiere teatrale in un contesto storico come quello che tutti stiamo vivendo. Ma l’irrilevanza acquisisce evidenza solo se passa dalla dimensione personale a quella collettiva. E allora il futuro per molti artisti coinvolti oggi significa ridisegnare il proprio valore all’interno del discorso culturale più ampio, un modo che scopriremo nei prossimi giorni.

(I.G.)


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