Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
Serata Cesare Pavese

a cura di Giulio Graglia
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con Fondazione Cesare Pavese, Università degli Studi di Torino

intervengono
VALTER BOGGIONE Università degli Studi di Torino
PAOLO BORGNA Magistrato
LORENZO MONDO Giornalista e scrittore
BRUNO QUARANTA Giornalista e scrittore
PIERLUIGI VACCANEO Direttore Fondazione Cesare Pavese

modera GIULIO GRAGLIA

leggono brani di Cesare Pavese, Edgar Lee Masters, Herman Melville
(La Luna e i falò, La casa in collina, Il mestiere di vivere, Verrà la morte, Dialoghi Leucò, Antologia di Spoon River, Moby Dick)
Roberta La Nave e Marcello Spinetta


A 70 anni dalla morte di Cesare Pavese, una serata per ripercorrere la sua storia di uomo e scrittore nel “mestiere di vivere”, attraverso le sue poesie e i suoi romanzi, diari e traduzioni. Una narrazione che parte da Santo Stefano Belbo e prosegue a Torino, con gli anni della formazione al liceo D’Azeglio, l’attività all’Einaudi, l’esperienza del confino, per poi approdare alla celebrità negli anni ’40 fino agli amori sempre delusi. Un ritratto di Pavese a tutto tondo, con clip filmate, brani interpretati da giovani attori diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, testimonianze di importanti giornalisti, docenti universitari, esperti, per comunicare e far conoscere in particolare ai più giovani uno tra i maggiori scrittori del ‘900.

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Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908. È Il 1932 quando viene pubblicato per la prima volta in Italia, da Frassinelli Tipografo Editore, il Moby Dick di Herman Melville tradotto da Pavese, che all’epoca è un giovane appassionato di letteratura americana. Con una tesi di laurea su Walt Whitman, nel 1930, inizia il suo percorso di scoperta e divulgazione della letteratura d’oltreoceano. Questa attività, tra le altre, lo porterà negli anni, ad avvicinarsi al mondo dell’editoria, diventando poi direttore editoriale di Einaudi. Nel 1935 viene arrestato per le lettere indirizzate a Battistina Pizzardo, attivista comunista. Lo scrittore passa dalle Carceri Nuove di Torino al Regina Coeli di Roma; condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro, viene graziato e nel 1936 fa ritorno nel capoluogo piemontese. Il 1° maggio 1938 Pavese diventa ufficialmente redattore di casa Einaudi: in quel luogo familiare in cui, pur tra arrabbiature e sgarbi spesso espressi in chiave ironica nei suoi carteggi con Giulio Einaudi, lo scrittore condivide partecipazione, sintonia, comunanza. Ciò che caratterizza Pavese sarà il progressivo distacco e la sua crescente estraneità verso la cultura letteraria del tempo, verso la contemporaneità e verso l’attualità, alimentati da un sempre più marcato interesse verso l’etnologia e verso la poetica del mondo classico e del mito. Natalia Ginzburg ricorda come negli ultimi anni diventò uno scrittore famoso e questo non mutò in nulla le sue abitudini, né l’umiltà, coscienziosa fino allo scrupolo, del suo lavoro d’ogni giorno. L’assegnazione del Premio Strega nel giugno del 1950 verrà commentato dallo scrittore in più carteggi a colleghi e amici come un “triste affare”. Negli ultimi anni di attività, dal 1948, arriva in casa Einaudi un giovane che Pavese prende sotto la sua tutela: si tratta di Italo Calvino. Cesare Pavese si toglie la vita nella notte tra il 26 e il 27 agosto 1950, a Torino e sarà Calvino a continuarne il lavoro in casa editrice, senza mai dimenticare la lezione del suo maestro.


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