Con Laika, Pueblo e Rumba, Ascanio Celestini ha dato vita ad un trittico, che racconta l’umanità più dolente, componendo una trilogia intensa e poetica sugli emarginati del nostro tempo: anime dimenticate, vite fragili e storie che si accendono nei non-luoghi delle periferie. Il parcheggio di un supermercato diventa palcoscenico universale, dove Dio, una prostituta, un barbone o un facchino africano incarnano un’umanità sofferente e luminosa, che Celestini riesce a far brillare nell’ombra, con voce profonda e ironica, scomoda e necessaria.
PUEBLO
In questo capitolo della Trilogia, la protagonista Violetta regna dal suo seggiolino, piccolo trono quotidiano. I clienti che le porgono salami, vini, biscotti e formaggi non sono più semplici compratori: diventano sudditi gentili, protagonisti inconsapevoli di un gioco sospeso tra realtà e immaginazione. Lo spettacolo intreccia ironia e leggerezza, mentre nella narrazione affiora un respiro più profondo: descrivere la vita prima che la cronaca la riduca a clamore, custodire il mondo segreto che abita nella testa di chi vive ai margini. È quel mondo a renderli belli, a impedirne la
scomparsa. Come i contadini lucani o i braccianti pugliesi che lasciavano le loro terre e famiglie portando con sé un universo fragile e poetico, più forte della miseria.