Al Teatro Carignano di Torino va in scena, nell’ambito di EXTRA KIDS, IL MAGO DI OZ, nato dalla penna di Lyman Frank Baum, per la regia di Silvio Peroni e con l’adattamento di Emanuele Aldrovandi. In scena Vittorio Camarota, Giorgia Cipolla, Maria Lombardo, Aron Tewelde, Andrea Triaca, Isacco Venturini. Le scene e i costumi sono di Silvia Brero, le luci di Valerio Tiberi e le musiche originali di Oliviero Forni.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, sarà replicato dall’8 luglio al 2 agosto 2020. Le recite infrasettimanali sono riservate a La bella estate un progetto promosso da Fondazione Compagnia di San Paolo, in collaborazione con il Consorzio Xké? ZeroTredici.

A partire dall’11 luglio, ogni sabato alle ore 17.00 e ogni domenica alle ore 11.00, sono previste le recite aperte al pubblico.

La piccola Dorothy è una bambina che vive nel Kansas assieme al suo cane, Totò, e ai suoi zii. Un ciclone improvviso spazza via ogni cosa trascinando con sé anche Dorothy che viene scaraventata in un paese popolato da strani personaggi. Il suo unico pensiero è quello di fare ritorno a casa, ma il solo che può aiutarla in questa impresa è il grande e temibile Mago di Oz, che si trova nella città di Smeraldo.

 LA VERITÀ DIETRO L’ILLUSIONE

Note a cura di Emanuele Aldrovandi e Silvio Peroni

 

«Ognuno ha una propria immagine dei personaggi letterari. Un’immagine personale che si è costruita nella nostra fantasia attraverso le prime letture e che poi è stata modificata, delusa, arricchita o stravolta dalle immagini cinematografiche. Ognuno ha un suo Piccolo Principe, una sua Alice o un suo Pinocchio, suggestionato ovviamente dalle parole degli autori, ma anche dalle illustrazioni presenti sui libri o – in quei casi in cui la visione ha preceduto la lettura – creato direttamente, appunto, dalle immagini cinematografiche. Se di ogni personaggio esistono però varie versioni che, in un certo senso, rendono diverse le immagini personali che si sono stratificate in ogni individuo, per quanto riguarda Il mago di Oz l’impressione che abbiamo è che il film di Victor Fleming, sia per la potenza iconografica, sia per la mancanza di valide alternative visive, abbia in un certo senso colonizzato l’immaginario e cristallizzato una certa visione dei personaggi principali: chi, pensando al Il mago di Oz, non ricorda l’abito con grembiule e le scarpette rosse di Dorothy, l’imbuto in testa del Taglialegna, lo Spaventapasseri vestito di verde e il Leone piagnucoloso e antropomorfo? Tutte interpretazioni funzionali alla creazione cinematografica, ma non necessariamente aderenti al racconto di Baum. Che negli anni è stato anche soggetto a numerose interpretazioni, una su tutte quella politica, come critica nei confronti del fiorente capitalismo di inizio Novecento che avrebbe trasformato gli Stati Uniti da società rurale nella più importante potenza militare e economica mondiale.

Quello che abbiamo provato a fare con questo spettacolo teatrale, sia per quanto riguarda l’adattamento che l’allestimento, è stato cercare di slegarci il più possibile dall’immaginario del film e dalle possibili interpretazioni critiche, per concentrarci sui personaggi descritti nel romanzo, senza considerarli dei semplici cliché stravaganti, ma provando – pur senza uscire dal contesto favolistico – a indagare la loro personalità.

Il Taglialegna, lo Spaventapasseri e il Leone vanno dal Mago di Oz per chiedergli cuore, cervello e coraggio, tre tratti distintivi di un’interiorità umana, tre capacità (amare, ragionare e agire) che tutti abbiamo, ma che a volte ci dimentichiamo di avere. Abbiamo bisogno che qualcuno ce le ricordi o dobbiamo impegnarci in un percorso – un viaggio – che ci faccia riscoprire quello che pensavamo di non avere o di avere perso.

Il fascino di questi personaggi ha fatto sì che non potessimo esimerci dall’occuparci della loro personalità e del loro viaggio di scoperta apportando – certamente – delle forzature al testo, ma cercando di non tradire lo spirito dell’opera. Da questo viaggio ovviamente non viene esclusa Dorothy, l’eroina che cerca qualcosa ma non capisce cosa, l’eroina catalizzatrice attraverso la quale tutti ritrovano se stessi, l’eroina che è pronta a sacrificarsi per il bene comune; quello che cerca non le è chiaro, ma chiara sarà la crescita e le scoperte che farà nel mondo di OZ. Conoscerà il coraggio, l’amicizia e il valore delle cose. Potrà tornare nel suo mondo consapevole che il cambiamento è sempre possibile, basta non perdere la speranza».

Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche debuttando in numerosi festival e curando l’allestimento di spettacoli nella maggiori piazze nazionali. Ha concentrato e specializzato il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil LaBute, Harold Pinter; creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati. Collabora con produzioni pubbliche e private fra le quali il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile d’Abruzzo, la Compagnia Mauri Sturno e Khora.teatro. Parallelamente al lavoro di regista ha da anni sviluppato e approfondito il suo interesse per la pedagogia teatrale, interesse che lo ha portato a condurre vari seminari in festival, scuole e accademie teatrali nazionali.

Comunicato stampa IL MAGO DI OZ