Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale dedica un appuntamento ai più piccoli e alle loro famiglie anche nella stagione 2021/2022: nella suggestiva cornice del Teatro Carignano andrà in scena (fuori abbonamento) IL MAGO DI OZ, nato dalla penna di Lyman Frank Baum, per la regia di Silvio Peroni e l’adattamento di Emanuele Aldrovandi. In scena Giorgia Cipolla, Paolo Giangrasso/Vittorio Camarota, Maria Lombardo, Marcello Spinetta, Aron Tewelde, Andrea Triaca. Le scene e i costumi sono di Silvia Brero, le luci di Valerio Tiberi e le musiche originali di Oliviero Forni.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, sarà in scena al Carignano da sabato 12 febbraio 2022, alle ore 15.30, fino a domenica 15 maggio 2022. Le recite programmate al mattino per le scuole inizieranno giovedì 10 febbraio 2022.

La celebre storia del Mago di Oz contiene tutti gli elementi per affascinare il pubblico di ogni età: coinvolgente per lo spirito di avventura e il sentimento di amicizia che lega i protagonisti e divertente per le vicissitudini che devono affrontare. Il viaggio verso la Città di Smeraldo alla ricerca del grande mago sarà il comune denominatore che unirà Dorothy e il suo desiderio di tornare a casa, l’uomo di latta impaziente di ricevere un cuore, il leone alla ricerca del coraggio che gli spetta e lo spaventapasseri che, oltre alla paglia, in testa vorrebbe un cervello.

 

LA VERITÀ DIETRO L’ILLUSIONE

Note a cura di Emanuele Aldrovandi e Silvio Peroni

 «Ognuno ha una propria immagine dei personaggi letterari. Un’immagine personale che si è costruita nella nostra fantasia attraverso le prime letture e che poi è stata modificata, delusa, arricchita o stravolta dalle immagini cinematografiche. Ognuno ha un suo Piccolo Principe, una sua Alice o un suo Pinocchio, suggestionato ovviamente dalle parole degli autori, ma anche dalle illustrazioni presenti sui libri o – in quei casi in cui la visione ha preceduto la lettura – creato direttamente, appunto, dalle immagini cinematografiche. Se di ogni personaggio esistono però varie versioni che, in un certo senso, rendono diverse le immagini personali che si sono stratificate in ogni individuo, per quanto riguarda Il mago di Oz l’impressione che abbiamo è che il film di Victor Fleming, sia per la potenza iconografica, sia per la mancanza di valide alternative visive, abbia in un certo senso colonizzato l’immaginario e cristallizzato una certa visione dei personaggi principali: chi, pensando al Il mago di Oz, non ricorda l’abito con grembiule e le scarpette rosse di Dorothy, l’imbuto in testa del Taglialegna, lo Spaventapasseri vestito di verde e il Leone piagnucoloso e antropomorfo? Tutte interpretazioni funzionali alla creazione cinematografica, ma non necessariamente aderenti al racconto di Baum. Che negli anni è stato anche soggetto a numerose interpretazioni, una su tutte quella politica, come critica nei confronti del fiorente capitalismo di inizio Novecento che avrebbe trasformato gli Stati Uniti da società rurale nella più importante potenza militare e economica mondiale.

Quello che abbiamo provato a fare con questo spettacolo teatrale, sia per quanto riguarda l’adattamento che l’allestimento, è stato cercare di slegarci il più possibile dall’immaginario del film e dalle possibili interpretazioni critiche, per concentrarci sui personaggi descritti nel romanzo, senza considerarli dei semplici cliché stravaganti, ma provando – pur senza uscire dal contesto favolistico – a indagare la loro personalità.

Il Taglialegna, lo Spaventapasseri e il Leone vanno dal Mago di Oz per chiedergli cuore, cervello e coraggio, tre tratti distintivi di un’interiorità umana, tre capacità (amare, ragionare e agire) che tutti abbiamo, ma che a volte ci dimentichiamo di avere. Abbiamo bisogno che qualcuno ce le ricordi o dobbiamo impegnarci in un percorso – un viaggio – che ci faccia riscoprire quello che pensavamo di non avere o di avere perso.

Il fascino di questi personaggi ha fatto sì che non potessimo esimerci dall’occuparci della loro personalità e del loro viaggio di scoperta apportando – certamente – delle forzature al testo, ma cercando di non tradire lo spirito dell’opera. Da questo viaggio ovviamente non viene esclusa Dorothy, l’eroina che cerca qualcosa ma non capisce cosa, l’eroina catalizzatrice attraverso la quale tutti ritrovano se stessi, l’eroina che è pronta a sacrificarsi per il bene comune; quello che cerca non le è chiaro, ma chiara sarà la crescita e le scoperte che farà nel mondo di OZ. Conoscerà il coraggio, l’amicizia e il valore delle cose. Potrà tornare nel suo mondo consapevole che il cambiamento è sempre possibile, basta non perdere la speranza».

 

CS_Il Mago di Oz