Lunedì 3 aprile 2023, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti lo spettacolo Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale di e con Concita De Gregorio, per la regia di Teresa Ludovico. Le musiche dal vivo sono di Erica Mou, lo spazio scenico e le luci di Vincent Lounguemare. Lo spettacolo, prodotto da Teatri di Bari e da Rodrigo Produzioni, sarà replicato per la stagione in abbonamento dello Stabile di Torino fino a giovedì 6 aprile 2023. Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi, cinque indimenticabili artiste del Novecento, sono le figure che animano questo spettacolo di parole e musica. Queste creature fragili, ma anche passionali, determinate e rivoluzionarie, si ritrovano idealmente sul palcoscenico per raccontarci chi sono davvero. Per ognuna di loro andrà in scena un’orazione funebre, ma saranno loro stesse a pronunciarla, come se fossero presenti ai propri funerali. Non si tratterà però di sterili celebrazioni, ma di invettive: le loro parole e intenzioni saranno veementi e risarcitorie verso un mondo che troppo spesse tende a dimenticarle.

 

Note di Concita De Gregorio

Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento. Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo. La galleria delle orazioni si apre con quella di Dora Maar, la donna che piange dei quadri di Picasso, che mi accompagna sin da bambina. Poi sono venute Amelia Rosselli, poeta della mia adolescenza. Carol Rama e la sua ossessione artistica per il sesso motore di vita, l’anticonformista che mi ha accompagnata nella giovane età adulta. Maria Lai che ha ricamato libri e tenuto insieme, coi suoi fili dorati, persone, paesi e montagne: la maturità. Infine, Lisetta Carmi, che – unica vivente – mi ha aperto le porte di casa sua e reso privilegio della sua compagnia, delle sue parole, della sua saggezza. A queste cinque donne è dedicata un’orazione funebre, immaginando che siano loro stesse a parlare ai propri funerali per raccontare chi sono. Invettive, perché le parole e le intenzioni sono veementi e risarcitorie. Ho usato per comporre i testi soltanto le loro parole – parole che hanno effettivamente pronunciato o scritto in vita – e in qualche raro caso parole che altri, chi le ha amate o odiate, hanno scritto di loro.

 

CS_Un’ultima cosa