Martedì 14 febbraio 2023, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti di Torino lo spettacolo Closer, di Patrick Marber per la traduzione di Marco M. Casazza e la regia di Fabrizio Falco che sarà in scena insieme a Davide Cirri, Eletta Del Castillo, Paola Francesca Frasca. Le scene sono di Luca Mannino, le luci di Marco Santoro, le musiche di Sergio Beercock. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo di Palermo e dall’Associazione Casa del Contemporaneo di Salerno, sarà replicato per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 19 febbraio 2023.

Scritto nel 1997, Closer è un testo che fin dal suo esordio sulle scene ha ottenuto i più importanti riconoscimenti britannici riservati alla drammaturgia, conquistando poi Broadway e Hollywood: nel 2004 il regista Mike Nichols lo ha portato sullo schermo, protagonisti Clive Owen, Natalie Portman, Julia Roberts, Jude Law. Fabrizio Falco dirige e interpreta questa commedia drammatica che parla d’amore, ma senza riverenza o poesia. I sentimenti dei quattro protagonisti qui sono colti nella loro brutalità, ridotti all’osso e privi di qualunque tenerezza, inabissati in una pura dimensione di possesso e di bisogno. Superficiali, discontinui, opportunisti e sempre meno empatici, Dan, Larry, Anna e Alice sono la personificazione spietata delle nostre aridità emotive.

 

Note di regia di Fabrizio Falco

“Al cuore non si comanda” dice un vecchio detto, ma la bellezza e la complessità del testo di Patrick Marber sta proprio nel mettere sotto la lente d’ingrandimento la miccia che fa scattare l’amore: quel famoso “colpo di fulmine” che, con la potenza che contraddistingue le manifestazioni della natura, è capace di attrarre ma anche di distruggere tutto con violenza. I protagonisti sono quattro sconosciuti, di natura instabile e incerta: un dermatologo affermato (Larry); una fotografa di successo, divorziata e intellettuale (Anna); un giovane giornalista che sogna di fare lo scrittore (Dan); un’americana a Londra, sensuale e misteriosa, che lavora in uno strip club (Alice). I quattro creano delle relazioni tra loro, dominate dal desiderio di rispondere ai loro istinti passionali. Essendo amori fondati sull’istinto, non vi può essere nessuna costruzione all’interno del rapporto: si amano fino al momento in cui una nuova pulsione li muove al cambiamento, creando anche il tarlo della gelosia che, non guardando alle ragioni del cuore, si sofferma morbosamente sulle dinamiche sessuali che si celano dietro la fine del rapporto. Il risultato è un quadrilatero di amori malsani in cui tutti e quattro i personaggi si ritrovano invischiati e intrecciati, persino la misteriosa Alice, che tra loro sembra essere l’unica portatrice di una verità altra. A prima lettura, questo testo sembra parlare d’amore, ma a ben guardare, il tema centrale è proprio la verità; una verità che per i protagonisti diventa una ricerca ossessiva, materiale, nevrotica. Oppure un’illusione di verità, che porta a credere di “conoscere” gli altri, ma che svela solo l’incapacità di vedere, non solo gli altri, ma persino se stessi. Un mondo fondato sull’ipocrisia, dunque, una rassicurante “bugia”, che serve a celare e non a svelare, perché forse la verità (quella vera) è inafferrabile, irraggiungibile, oppure nascosta in un giardino segreto, lontana da occhi indiscreti e dal mondo usa e getta, che consuma le persone come fossero degli oggetti. Lo sa bene Alice, personaggio chiave del testo: ragazza venuta dal nulla e che porta con sé un mistero… Ci guarda, ci scuote, ci entra nel cuore con uno sguardo… Ci fa interrogare… Perché mentire? Forse è la cosa più giusta da fare se serve per proteggere se stessi, per preservare la propria natura più profonda e intima, conservandola molto cara in attesa di incontrare un mondo fatto di persone migliori, in attesa di trovare qualcuno che la meriti davvero.

 

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