L’inaugurazione della nuova Stagione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale è programmata al Teatro Carignano, lunedì 3 ottobre 2022, alle ore 20.00 con il debutto in prima nazionale de IL CROGIUOLO di Arthur Miller, tradotto da Masolino d’Amico, per la regia di Filippo Dini. Lo spettacolo è interpretato da (in ordine alfabetico): Virginia Campolucci, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Beatrice Vecchione, Aleph Viola. Le scene sono di Nicolas Bovey, i costumi di Alessio Rosati, le luci di Pasquale Mari e le musiche di Aleph Viola. Collaborazione coreografica di Caterina Basso e aiuto regia di Carlo Orlando.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile di Bolzano e dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale con il sostegno della Fondazione CRT, in accordo con Arcadia & Ricono Ltd e per gentile concessione di ICM partners c/o ICM Partners c/o Concord Theatricals Corporation. IL CROGIUOLO resterà in scena al Carignano fino al 23 ottobre 2022 e successivamente sarà in tournée in Italia.

Filippo Dini, artista residente del Teatro Stabile di Torino, dopo i recenti successi di Casa di bambola, The Spank e Ghiaccio, nella stagione 22/23 dirige e interpreta uno dei testi più feroci e critici nei confronti di una società, quella americana, ma per estensione quella umana, in cui la delazione e la calunnia innescano un meccanismo incontrollabile di intolleranza e violenza. Arthur Miller scrive Il crogiuolo nel 1953 durante il Maccartismo (o anche “caccia alle streghe rosse”): una vera e propria psicosi anticomunista, che si protrasse per tutti gli anni Cinquanta con strascichi anche oltre, generando terrore, tradimenti, condanne, morti. Sulla spinta di questo stato di follia collettiva, il drammaturgo sceglie di rappresentare la comica demenza della sua contemporaneità e i suoi tragici esiti attraverso la storia di uno degli episodi più misteriosi della storia americana: la caccia alle streghe avvenuta a Salem, in Massachusetts nel 1692.

Dichiara Filippo Dini: «A Salem tutto ebbe inizio dallo strano comportamento di un paio di adolescenti, che forse manifestavano solo la difficoltà di molte loro coetanee di tutte le epoche a superare quella terribile e beata età in cui si lotta furentemente per diventare adulti, desiderando la morte del fanciullo che ci tiene ancorati all’innocenza. Fu così che i medici, non trovando ragioni scientifiche ai loro bizzarri atteggiamenti, rimandarono la faccenda alle autorità, alla comunità, quindi alla chiesa, al pastore. Ne conseguì che le ragazze, accusate di essere preda di un maleficio, si videro costrette ad accusare altre persone dello stesso villaggio di averle stregate e grazie ad un crescendo di follia e paura, e grazie all’espandersi del fenomeno ad altre ragazze, e di conseguenza ad altre persone accusate, 144 persone furono processate e 19 furono giustiziate mediante impiccagione. Miller scrisse questo dramma durante quel periodo funesto (uno dei tanti nella storia degli Stati Uniti) del Maccartismo, quando lui ed altri artisti e intellettuali furono “presi sotto osservazione” dalla Commissione per le attività antiamericane, prima sotto la presidenza Truman, poi sotto quella di Eisenhower. L’arma più efficace e quindi maggiormente utilizzata in questa indagine fu la delazione: chi non faceva dei nomi di altri simpatizzanti comunisti, veniva accusato di oltraggio e oltre a passare qualche guaio con la giustizia, avrebbe decretato la fine della propria carriera. Lo scrittore non ne fece nessuno, quando venne interrogato qualche anno dopo aver scritto Il crogiuolo, e tutto sommato riuscì ancora a lavorare con discreto successo. La trasposizione della sua storia in quella di Salem è una metafora della sua vicenda personale, ed è quella alla quale ci aggrappiamo per raccontare il nostro contemporaneo. Sono sinceramente onorato di intraprendere questo viaggio e mi sento anche un po’ confusamente grato alla sorte, che non mi abbia permesso di metterlo in scena negli anni precedenti, ma solo adesso, dopo aver visto l’esplodere della pandemia e della guerra in Ucraina. Certamente avrei preferito non vedere nessuna delle due, ma entrambe, in forme diverse, hanno generato diversi stili di follia e di isteria collettive, sia mentale sia intellettuale, sia ovviamente sociale. Conosciamo oggi ogni sorta di delirio isterico e folle che consuma il nostro vivere quotidiano e ammala, oltre che l’aria e il cibo, anche la nostra anima, continuamente, inesorabilmente. Miller ha proiettato il suo mondo nella Salem della caccia alle streghe, attestandone le similitudini prima, e restituendo forza disgregatrice a quel sistema, poi. A noi non rimane che raccogliere le nostre forze più pure e potenti, la massima lucidità di pensiero e la più forte volontà di azione, per poter raccontare questa storia».

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