Francesco Di Leva, Stefano Meglio e Andrea Vellotti saranno in scena al Teatro Gobetti di Torino a partire da martedì 30 novembre 2021, alle ore 19.30, con lo spettacolo 12 BACI SULLA BOCCA di Mario Gelardi, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro.

Un racconto dell’Italia degli anni ’70 ambientato nella provincia napoletana, in cui si innesta la storia di un rapporto omosessuale, in un’atmosfera soffocante fatta di leggi sociali antiche, nel contesto della complicata cronaca nazionale di quegli anni lacerata dalle stragi. Le scene sono di Roberta Mattera, le luci di Ettore Nigro e i costumi di Giovanna Napolitano.

12 baci sulla bocca è prodotto da Nest Napoli est Teatro e sarà replicato al Teatro Gobetti per la Stagione in abbonamento del TST fino al 5 dicembre 2021.

 

Note sullo spettacolo di Mario Gelardi e Giuseppe Miale di Mauro

Napoli, anni Settanta. La provincia soffocante e a volte disorientante napoletana. Il conflitto politico e sociale che divide il Paese sembra lontano da queste terre. In questo ambito nasce 12 baci sulla bocca che racconta l’incontro-scontro tra Emilio (interpretato da Francesco Di Leva), lavapiatti dai modi e dal linguaggio diretto e Massimo (Andrea Vellotti), fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare con l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto della vita in cui o ti lasci o ti sposi, Massimo si sposa. Emilio è giovane ed è “ricchione”, perché era l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale. Emilio riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo. I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. I due ragazzi si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita. Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio (Stefano Meglio), fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione” di paese. Abbiamo pensato di ambientare questa storia negli anni Settanta, per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico. Dodici mesi che iniziano con la strage di Piazza della Loggia e terminano con la tragica morte di Pier Paolo Pasolini. Dopo il lavoro fatto con Gomorra, abbiamo voluto mettere a frutto la nostra esperienza in una storia di pura finzione. Una vicenda che parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi fermato, dove, al di là di un finto progressismo, ci sono ancora leggi sociali antiche. Un’atmosfera sudata, che ha l’eco della musica popolare degli anni Settanta, che vive di squarci di luce, sul nero dei giorni e di quelle vite.

 

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