Storia di un campione. 100 anni di Fausto Coppi: così si intitola la lunga serie di eventi e manifestazioni dedicate al Campionissimo di Castellania, a cent’anni dalla nascita, presentate al Teatro Carignano di Torino. Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte); Antonella Parigi (Assessore alla Cultura della Regione), Giovanni Maria Ferraris (Assessore allo Sport della Regione) e Giulio Biino (Presidente della Fondazione Circolo dei Lettori) hanno messo in luce quanto Coppi non fosse solo leggenda, ma anche simbolo della storia del nostro Paese nel secondo Dopoguerra. Un forza simbolica che esprime il profondo legame del territorio con il ciclismo, ieri come oggi: viene infatti riproposta la tappa Cuneo – Pinerolo, che Coppi vinse nel 1949 con ben 12 minuti di anticipo su Bartali.

Con Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione, un progetto di Gian Luca Favetto, con Michele Maccagno, Gian Luca Favetto e Fabio Barovero (produzione Fondazione Circolo dei lettori e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale) il grande sportivo viene celebrato con un recital di parole e musica: non un ricordo, ma un racconto che si avvale anche delle pagine di chi ha ammirato e cantato le sue imprese.

«Da sportivo e da appassionato di ciclismo – dichiara il Presidente del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Lamberto Vallarino Gancia – ho apprezzato in Fausto Coppi la capacità di sintetizzare con la sua figura asciutta e riservata la bellezza di una stagione sportiva fatta di campioni di umili origini, ma dal carisma insuperabile. L’infanzia contadina, la bicicletta come lavoro e come svago, che sfocia subito nelle prime vittorie, la guerra e la prigionia in Africa, il ritorno al podio, le sfide con Gino Bartali sono entrati nella memoria collettiva del nostro paese, simboli di una rinascita virtuosa dalle ceneri del conflitto mondiale, ma anche della tenace determinazione del Campionissimo a superare ostacoli non solo di natura agonistica».

L’hanno chiamato l’Airone, perché aveva ali al posto delle gambe e, invece di pedalare, volava. L’hanno chiamato il Campionissimo, perché meglio di lui nessuno in sella a una bici. Ma Fausto Coppi era di più, persino più di un Centauro a pedali. Lui, che era un uomo solo in fuga, che era tutt’uno con il suo strumento d’artista, è stato l’Achille e l’Ulisse della bicicletta: il mito, colui che ha riempito di sé quella che viene considerata l’età d’oro del ciclismo sportivo.
Nato il 15 settembre 1919 a Castellania, provincia di Alessandria, dopo aver percorso in gara 119.078 chilometri e trecento metri, vale a dire tre volte il giro completo della Terra, muore a Tortona la mattina del 2 gennaio 1960, di malaria e insipienza medica. Quando non correva, viveva a Novi Ligure.
Da questo orizzonte di pianura e colline, da questo triangolo di Piemonte, Novi Tortona Castellania, è partito alla conquista del mondo. Figlio di contadini, ha preferito non piegare la schiena sulla terra, ma sul manubrio e andarsene en danseuse, agguantando trionfi: 666 corse, 118 vittorie su strada, 84 su pista, 4 titoli italiani, 3 mondiali, 5 Giri d’Italia, 2 Tour de France, 5 Giri di Lombardia, 3 Milano-Sanremo, 1 Parigi-Roubaix, tutto fra il 1937 e il 1959.
Ancora oggi viaggia in forma di leggenda fra ricordo e meraviglia. In quel gran paese che è il Giro, di cui l’Italia a maggio ogni volta ridiventa provincia, lo trovi ancora che pedala, racconta, si lascia raccontare, detta paragoni, fa discutere, propizia fughe, s’invola. E spesso vince.
Gian Luca Favetto


 FAUSTO COPPI
L’affollata solitudine del campione

un progetto di Gian Luca Favetto
con Michele Maccagno, Gian Luca Favetto e Fabio Barovero
una produzione Fondazione Circolo dei lettori  e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

La storia di un uomo dentro la storia di un campione, di una persona gentile e riservata diventata già in vita, al di là delle intenzioni, una leggenda. Un uomo sempre in fuga che riassu­me in sé la storia di quel lembo di Piemonte sud orientale che lo ha forgiato, di cui portava in giro per il mondo silenzi, tenacia, fatiche, asprezze e dolcezze. Un recital di parole e musica che vuole restituire al tempo presente la figura di Fausto Coppi. Non un ricordo, ma un racconto che si avvale anche delle pagine di chi ha ammirato e cantato le sue imprese, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, da Orio e Guido Vergani a Curzio Mala­parte. Un racconto di vittorie e tragedie, di cadute e trionfi che mette in fila le prime pedalate come garzone di macelle­ria e la prima corsa, la prima vittoria al Giro d’Italia e la prima doppietta Giro d’Italia-Tour de France, la fuga più lunga e i grandi distacchi con cui arrivavano al traguardo gli avversari. E poi il rapporto inscindibile con Gino Bar­tali. E l’Italia di quegli anni. E il suo essere tutt’uno con la bicicletta, come Paganini era tutt’uno con il suo violino. E naturalmente l’amore. E naturalmente la morte, che consegna al mito questo uomo solo in fuga, con la mag­lia biancoceleste addosso: il suo nome è Fausto Coppi.


Date:

13/05 Castellania prima rappresentazione | 14/05 Novi, Museo dei campionissimi, lezione aperta alle scuole
26-27/07 Torino, Teatro Carignano, in occasione di European Master Games
26/11-01/12 Torino, Teatro Gobetti
e in collaborazione con Piemonte dal vivo una tournée in via di definizione in Piemonte.