Martedì 5 aprile 2022 alle ore 19.30 debutta al Teatro Carignano di Torino Il filo di mezzogiorno di Goliarda Sapienza, nell’adattamento di Ippolita di Majo, per la regia di Mario Martone. In scena Donatella Finocchiaro e Roberto De Francesco. Le scene sono di Carmine Guarino, i costumi di Ortensia De Francesco, le luci di Cesare Accetta.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile di Catania e dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale, sarà in scena nella stagione in abbonamento dello Stabile fino a giovedì 14 aprile 2022.

Passionale e autentica, Goliarda Sapienza fu tanto ignorata in vita quanto oggi è celebrata come una delle più interessanti autrici italiane. Dalla militanza partigiana fino alla lotta intima contro la depressione, la sua storia e la sua raffinata intelligenza sono al centro di questo adattamento teatrale di uno dei suoi testi più celebri, scritto alla fine degli anni Sessanta. Mario Martone attraverso il teatro ci porta ancora una volta alla scoperta di un’opera letteraria non pensata originariamente per il palcoscenico, e per farlo si affida al talento di Donatella Finocchiaro, qui nei panni della scrittrice, e di Roberto De Francesco, che interpreta il suo psicanalista.

 

Note a cura della Compagnia

Il filo di mezzogiorno è il libro di una grande scrittrice, rimasta molto a lungo misconosciuta. Goliarda Sapienza non ha avuto il bene di vedere pubblicato in vita il suo romanzo più grande, L’arte della gioia. Era una donna, e una donna fuori da tutti gli schemi e anche dalle ideologie politiche del suo tempo: ha combattuto la sua battaglia prima partigiana, poi femminista, sempre controcorrente, sempre contro il conformismo, e lo ha fatto con tutti i mezzi che aveva a disposizione, primo fra tutti la scrittura.

Nel 1969 era uscito per Garzanti un suo libro autobiografico e scandaloso, Il filo di mezzogiorno, ora ripubblicato da La nave di Teseo, che ripercorreva con lucidità e una straordinaria dovizia di particolari il suo percorso psicanalitico. Goliarda insegue la sua memoria, insegue i ricordi, le sensazioni, le libere associazioni, il suo psicoanalista la guida, la accompagna, la segue, e riuscirà a condurre la scrittrice dalle tenebre – nelle quali l’avevano sprofondata il ricovero in manicomio e i ripetuti elettroshock – alla luce della coscienza, al recupero della propria identità. È un corpo a corpo senza esclusione di colpi, nel quale i ruoli si distorcono per poi riprendere forma e poi si scompongono ancora fino quasi a invertirsi.

 

CS_Il filo di mezzogiorno