Martedì 19 aprile 2022, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti di Torino Non mi pento di niente, testo del drammaturgo rumeno Csaba Székely, tradotto da Roberto Merlo. La regia è di Beppe Rosso, che sarà in scena insieme a Lorenzo Bartoli e Annamaria Troisi. Scene e light design sono di Lucio Diana, le musiche di Mirko Lodedo, le ambientazioni sonore di Guglielmo Diana e i costumi di Fabiana Tomasi. Non mi pento di niente, prodotto da ACTI Teatri Indipendenti con il sostegno di TAP – Torino Arti Performative, sarà in scena nella stagione in abbonamento dello Stabile fino a domenica 24 aprile 2022.

Csaba Székely, uno dei più importanti drammaturghi romeni contemporanei, ci porta nella vita di un ex colonnello della polizia di regime. Gravato da un passato violento, macchiato da azioni ignobili compiute per pura ideologia, oggi si ritrova da solo, abbandonato dalla figlia e ricattato dai nuovi servizi segreti con modalità violente, che non riesce a sopportare. Un “noir” capace di combinare humour e tragedia e trarre forza proprio dalla commistione degli opposti, ma anche una penetrante riflessione sull’impossibilità di cancellare il passato e l’influenza spietata che esso esercita sul presente. Lo spettacolo apre uno spiraglio di comprensione sul mondo dell’Est, così europeo e contemporaneamente così distante.

 

Note di Regia di Beppe Rosso

L’allestimento segue linee di essenzialità con pochissimi oggetti indispensabili. Il tutto per escludere un inutile naturalismo e lasciar spazio alle azioni emotive che percorrono i personaggi e a quella dimensione di tragico paradosso insita nel testo. Una scelta minimalistica per rimarcare il senso di tensione continua che è la cifra stilistica della pièce, una tensione tra i personaggi ma anche nello stesso gioco di svelamenti e rivelazioni, che cambia continuamente la geografia drammaturgica e rimette tutto in discussione. Un’essenzialità che inevitabilmente richiama la tragedia greca dove il fato e gli errori commessi sovrintendono alle vite dei tre personaggi. Si individuerà anche una tessitura acustica di suoni e rumori che accompagnerà lo spettatore, involontario testimone della caduta delle maschere, quasi come se spiasse da una finestra della casa del colonnello Dominic. Ed è anche una vicenda umana universale e toccante di un uomo alle prese con il proprio passato a cui non può sfuggire. È un testo che, partendo da una situazione individuale, apre ad una dimensione di conflitto sociale più esteso dove i grandi cambiamenti annunciati non sempre sono veri e portano sottopelle tracce indelebili del passato.

Székely si rivela autore raffinato e innovativo, capace di indagare l’animo umano nelle sue molte sfaccettature, dove la colpa individuale alla fine trova la giusta punizione e la giusta collocazione nel cosmos, con connotazioni e risvolti che fanno pensare a Dostoevskij e dove la Storia interviene nella vicenda quasi come una presenza immanente. È, infatti, la Storia a dettare le regole delle azioni: di ciò che è stato e di ciò che è.

 

Csaba Székely

Autore quarantenne della Transilvania, in Romania, le sue pièce hanno ricevuto numerosi premi nel suo Paese e all’estero. Il suo testo Vi piacciono le banane, compagni? è stato scelto dalla BBC come miglior testo europeo e ha vinto l’Imison Award dalla Società degli Autori in Gran Bretagna. La sua trilogia della miniera, ambientata in Transilvania (Mineflowers, Mineblindness, Minewater), è divenuta popolare in Ungheria e Romania, e sia Mineflowers che Mineblindness sono stati votati come migliori commedie dell’anno per due anni consecutivi dalla critica ungherese. I suoi testi affrontano sempre problemi profondi e sociali come disoccupazione, alcolismo, corruzione, nazionalismo, ma con una capacità di tessitura drammatica e humor che li trasformano in commedie di grande intensità.

 

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