Martedì 15 novembre 2022, alle ore 19.30, debutta al Teatro Gobetti di Torino lo spettacolo Antichi Maesti, dal romanzo Alte Meister di Thomas Barnhard, per la traduzione da Anna Ruchat. La drammaturgia è di Fabrizio Sinisi e la regia di Federico Tiezzi. In scena Sandro Lombardi, Martino D’Amico, Alessandro Burzotta. Le scene e i costumi sono di Gregorio Zurla, le luci di Gianni Pollini. Lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi e da Associazione Teatrale Pistoiese, in collaborazione con Napoli Teatro Festival Italia, sarà in scena nella stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 20 novembre 2022.

Scheda a cura della Compagnia

Nella Sala Bordone della Pinacoteca di Vienna, un uomo – un musicologo – si siede e guarda un famoso quadro di Tintoretto. Scopriremo che compie questo rito, ogni due giorni, da più di trent’anni. Un secondo uomo – uno scrittore – più giovane osserva il primo uomo che guarda il quadro. Un terzo uomo – uno dei custodi della Pinacoteca – osserva entrambi. È questo il diagramma del romanzo Antichi Maestri, qui trasformato da Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi (già pluripremiato per il bernhardiano L’apparenza inganna) in un vero e proprio studio teatrale sulla funzione dell’arte, i limiti della bellezza, la nevrosi della modernità, l’angoscia della solitudine. Opera conclusiva di un’ideale “trilogia delle arti”, Antichi Maestri è un romanzo del 1985 dedicato all’arte figurativa, preceduto da Il soccombente (1983), dedicato alla musica, e da A colpi d’ascia (1984), incentrato sull’arte drammatica. Il libro fin dalla sua prima edizione riporta il sottotitolo, non trascurabile, di Commedia. Bernhard, difatti, innesca un feroce divertissement verso quello che lo scrittore austriaco considera simbolo dell’ipocrisia per eccellenza: l’essere umano.

«Ho immaginato uno spettacolo sul vedere, sulla visibilità – scrive Federico Tiezzi – ho voluto riflettere, analizzare attraverso questo racconto mirabile i procedimenti della visione teatrale, elemento centrale del nostro linguaggio. Di quadro sempre si tratta, anche se scenico. Fare teatro interrogandomi nello stesso momento sul linguaggio del teatro. Come fece Chopin, attraverso i suoi Études, in cui venivano analizzate le possibilità tonali e armoniche del pianoforte, facendo musica. Come fece Seurat in pittura attraverso il pointillisme. Fu Franco Quadri, molti anni fa, a suggerirmi il romanzo di Bernhard, sapendo della mia formazione storico-artistica. A lui, a quasi dieci anni dalla scomparsa, questo spettacolo è idealmente dedicato».

 

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