Se c’è una cosa che gli ultimi mesi ci hanno insegnato è che la normalità — quell’insieme di abitudini e attività che diamo per scontate — è molto più fragile di quello che sembra. Basta poco, un piccolo sbilanciamento per stravolgere la nostra esperienza della quotidianità.

Cosa succederebbe se oltre alla possibilità di stare insieme ci fosse stato tolto qualcos’altro? Che aspetto avrebbe la nostra vita senza la cultura, per esempio, o la memoria?

Per costruire il mondo in cui ambientare la loro esperienza interattiva, il settimo gruppo di argonauti, capitanati da Marco Lorenzi, parte da qui.

Immagina un mondo definito non dalla pandemia che stiamo vivendo ora, ma da quella di oltre un secolo fa: l’influenza spagnola del 1919. Non troppo diversa da quella che c’è stata nella nostra realtà — solo più aggressiva, più lunga, più drammatica per la popolazione.

Immagina che il mega-stato totalitario sorto dalle ceneri del paese abbia deciso di mantenere le misure di distanziamento anche dopo la fine dell’emergenza. Scuole, cinema e sale concerto chiusi permanentemente, stadi e teatri lasciati ad andare in rovina, una popolazione incoraggiata a trovare modi per lavorare da casa.

Ecco, ora immagina, un secolo dopo, un mondo intrappolato in un eterno presente, in cui ogni giorno è uguale all’altro. Perché assieme ai ricordi individuali dei cittadini, che vengono periodicamente cancellati da una procedura di routine, si è persa la nostra memoria collettiva: la cultura.

Benvenuto nel 20_20.

Tuttavia, creare un mondo affascinante non basta per costruire un’esperienza interattiva che funzioni.

Bisogna pensare a quali media usare per veicolare il gioco, progettare enigmi, trovare modi per spiegare al giocatore le regole senza annoiarlo, e questo è solo l’inizio.

Dopo averlo progettato, il gioco va costruito nel mondo reale: ci sono copioni da scrivere, clip da registrare, siti web da mettere in piedi e musiche da comporre.

La lista di cose da fare è mastodontica, e il tempo a disposizione degli argonauti poco.

Il gruppo decide dunque di dividersi: mentre una squadra continuerà a lavorare sulla storia, l’altra si concentrerà sulle meccaniche di gioco.

La questione fondamentale con cui devono fare i conti è: quale sarà il ruolo del giocatore all’interno del mondo della storia? Su quanta libertà di scelta potrà contare?

Rimarrà un ingranaggio nel sistema o avrà la possibilità di ribellarsi, cercando di svegliare nei cittadini modello del 20_20 una nuova coscienza sociale basata sulla cultura?

Giovanni Pigliacelli