“Eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato (il palcoscenico), senza gli effetti di luce e suono, etc. Non può esistere senza la relazione con lo spettatore in una comunione percettiva, diretta.” Così Grotowski ripensava al concetto stesso del teatro nella cultura contemporanea. Il cosiddetto teatro povero spogliava il teatro da tutto il superfluo, come luci, costumi, allestimenti scenici, effetti speciali, per riportalo alla sua vera vocazione, ovvero il rapporto che si instaura tra attore e pubblico.
È da queste riflessioni che il Gruppo Zero ha iniziato a porsi delle domande di approfondimento con Gabriele Vacis. Scoprendo le radici dell’interazione nel teatro, hanno capito come sia ormai fondamentale formare nuovi attori con una sensibilità precisa nell’interazione, proprio perché il teatro consiste in una vera e propria esperienza e non in una mera visione.

Gabriele Vacis, nelle sue tre ore a disposizione, ha condiviso anche un ricordo. Qualche anno fa era al Piccolo di Milano e nelle sedie dietro di lui c’era una scolaresca. Durante lo spettacolo si è voltato e ha visto una serie di volti illuminanti dal cellulare, nessuno era attento allo spettacolo. Ecco allora possiamo chiederci: quei ragazzi erano davvero presenti a teatro? Ovviamente no. La loro non-presenza influiva sugli attori? Certamente no, nemmeno se ne saranno accorti.

C’è allora da capire quando davvero accade il teatro, perché nel caso della scolaresca non è infatti avvenuto. Il futuro del teatro, secondo Vacis, sta proprio nel coinvolgimento fisico degli spettatori, nell’interazione e nell’animazione. Pensiamo all’esempio di Marina Abramović con The artist is present: l’artista è presente, così come è presente lo spettatore.

Nei giorni successivi a questo incontro, il Gruppo Zero ha studiato attentamente la sceneggiatura del Podcast, ha pensato e ripensato alla scelta dei personaggi e delle voci da attribuire, ha affinato ogni singola frase e provato più volte il copione. Verso la fine della settimana gli argonauti hanno così iniziato a registrare su Zoom. Sicuramente è stato strano, a volte poco agevole, ma il risultato non è stato minimamente inficiato dalle difficoltà di non poter lavorare in presenza in uno studio di registrazione. Armati di telefono, alcuni di un microfono e di una condivisione schermo, hanno superato brillantemente anche questa prova. Eppure non sono supereroi, anche se lo possono sembrare, e il tempo non lo possono proprio fermare. Proprio per questo, saranno aiutati da un tecnico del suono per montare le registrazioni e i suoni in modo da consegnare un Podcast finito, pronto all’ascolto.

Si può dire, al termine di questa esperienza, che il Gruppo Zero non ha mai lavorato singolarmente: c’è sempre stata molta condivisione e soprattutto la voglia di trovare un punto di incontro. E il bello di questo Podcast, oltre ovviamente alla trama e al significato, è che ascoltandolo non si riconosce chi ha scritto cosa, e questo è un valore aggiunto.
Siete quindi pronti ad ascoltarlo?

Barbara Cantino

illustrazione Barbara Cantino