Una delle più belle definizioni di gioco che esistono in letteratura lo descrive come un fenomeno complesso, inafferrabile, polimorfo, anche disturbante e perturbante nella sua costante presenza nella storia umana: è un’attività nella quale si è padroni della propria immaginazione ma anche in cui si diventa schiavi del potere della maschera.

Il settimo gruppo che vi presentiamo, il gruppo Open, è proprio di gioco (o di costruzione di una esperienza) che dovrà occuparsi. E progettarne uno non è affatto cosa facile, non solo per la “storia” che in modo inevitabile dovrà raccontare – passato, presente, futuro distopico o ucronico? – scegliendo idealmente un palcoscenico da calcare, ma anche attraverso quale mezzo (o più mezzi) coinvolgerà i giocatori.

Da sempre il gioco si muove tra due grandi poli (per citare Callois uno dei padri della letteratura in materia) la Paidia, il gioco sfrenato come la corsa dei bambini, e il Ludus, quello articolato e sostenuto da un complesso sistema di regole: tra questi due poli si colloca tutto l’universo giocabile che conosciamo e che può basarsi sulla fortuna, sulla simulazione e il role play, sulla sfida, sulla vertigine.

Sembra che per chi lavora nel teatro, tutto sommato, alcune di queste categorie siano famigliari: i componenti di Open (aka Argo7) sono partiti con grande disinvoltura e abilità verso la loro meta, hanno scelto degli alias veri e propri, stanno giocando online (e non solo) a tutto il giocabile e mettendo a fuoco come la scelta di portare il ludico nella vita delle persone sia prima di tutto un volano per cambiare i loro comportamenti (in meglio eh!?). Qualcuno l’ha chiamata The fun theory, altri in passato Cerchio magico. La cronaca dettagliata di questa settimana di lavoro arriverà nei prossimi giorni, intanto continuiamo a giocare.

n.b. per coinvolgere anche i lettori qualche link per giocare :)

www.wearemuesli.it/
annapurnainteractive.com/games/florence
www.twitch.tv/