Un universo umano vittima del tempo che fugge, dei rimpianti, della nostalgia, dell’incapacità di agire: Elena Bucci, Fausto Russo Alesi, Natalino Balasso e Giovanni Anzaldo insieme per la prima volta diretti da Valter Malosti nell’ultimo lavoro teatrale di Čechov.

Testo fondamentale del Novecento, ultima delle opere teatrali di Čechov, Il giardino dei ciliegi viene scritto tra il 1902 e il 1903 per la maggior parte a Jalta, dove l’autore, minato dalla tubercolosi, si era stabilito da tempo. Una storia di perdite, di denaro dilapidato, di lutti, di passioni sfiorite: ed è quasi naturale che il congedo dalle scene e dalla vita di Čechov colga con precisione la decadenza di una famiglia aristocratica russa, riunitasi nella tenuta di campagna che sta per essere messa all’asta. Ma non c’è solo il dramma personale di un gruppo familiare: c’è anche la crisi di una società, la decadenza di una classe, il tradimento della servitù ben intenzionata ad attestarsi come nuovo ceto emergente. A quindici anni di distanza dalla Rivoluzione d’ottobre, che cambierà per sempre la geografia della Russia e la struttura della società, Il giardino dei ciliegi anticipa la sensazione di un mondo finito, ribaltato negli equilibri e nelle dinamiche. Questa coscienza della morte e dei preziosi istanti che gli restavano da vivere donò a Čechov un meraviglioso senso di relatività, una distanza sufficiente per non perdere mai di vista il lato comico dei drammi e della vita stessa. Per l’autore Il giardino dei ciliegi è una commedia, un vaudeville, non capisce le lacrime della compagnia teatrale alla prima lettura del testo. Ma noi potremmo tentare di dire che il Giardino è forse un “tragico” vaudeville in cui l’apparenza naturalistica lascia spazio a una tensione più ritmica, musicale, e non a caso Mejerchol’d apparentava l’opera a una sinfonia di Čajkovskij. Il regista Valter Malosti ha dato vita a un percorso artistico che ne ha fatto una delle firme registiche più riconoscibili nel panorama teatrale italiano, con un’attenzione particolare all’arte dell’attore. Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi sono il fulcro di un ricco cast con generazioni diverse di interpreti (da Giovanni Anzaldo, a Eva Robin’s al grande vecchio Piero Nuti), in un confronto dal forte spessore attorale che apre la stagione teatrale dello Stabile di Torino.


Prima Nazionale


di Anton Čechov
versione italiana e regia Valter Malosti
consulente per la lingua russa Vera Rodaro
con Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Giovanni Anzaldo, Piero Nuti, Eva Robin’s,  Roberto Abbiati, Gaetano Colella, Roberta Lanave, Camilla Nigro, Jacopo Squizzato
e con gli allievi della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino
Federica Dordei e Alessandro Conti
costumi Gianluca Sbicca
scene Gregorio Zurla
suono Gup Alcaro
luci Francesco Dell’Elba
cura del movimento Alessio Maria Romano
assistente alla regia Elena Serra
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
con il sostegno della Fondazione CRT

Acquista ora